I teatri, i caffè, i boulevards, gli ateliers degli artisti e soprattutto le donne: raffinate, eleganti, inquiete, sorprese in pose lascive e sensuali, imprigionate da pennellate veloci, scattanti, decise. L'esposizione che inaugura la stagione 2009-2010 del Chiostro del Bramante di Roma ci restituisce un affresco policromo di una Parigi colta da inedite e molteplici prospettive. A disegnare i contorni di questa città che nella sua Età dell'Oro - parliamo della seconda metà del XIX secolo - si trasformò in un laboratorio letterario e artistico, in cui potevano convivere le tendenze più diverse, la mano di numerosi artisti italiani (da Giovanni Boldini a Federico Zandomeneghi fino a Vittorio Corcos, Antonio Mancini e Telemaco Signorini), che si trasferirono nella ville lumière per assaporare il seducente gusto della Belle Époque.

Curata Francesca Dini, che insieme a Fernando Mazzocca e Carlo Sisi aveva già seguito la grande retrospettiva ospitata a Palazzo Zabarella di Padova quattro anni fa, "Boldini e gli Italiani a Parigi" è un viaggio che, muovendosi fra i luoghi cari al mito della capitale francese, ci fa scoprire scorci urbani, interni e paesaggi di una città in continuo fermento.

Una città che cambia volto a seconda dello sguardo di chi sa osservare. Un moltiplicarsi di punti di vista che rivela le diverse personalità dei molti artisti che fra le sue strade rumorose e brulicanti di vita trovarono una seconda casa.
Primo fra tutti Giovanni Boldini, per cui Parigi è un punto di arrivo, un trampolino di lancio, un rifugio in cui dimenticare l'opprimente atmosfera italiana, dove non gli pareva «più di esistere». Spregiudicato e tenace nel volersi inserire a ogni costo nella mondanità della Capitale francese, il pittore ferrarese - chiamato anche lo "gnomo" per la sua piccola statura che non gli impedì comunque di conquistare le più belle donne del tempo - durante i primi anni cede alle lusinghe del guadagno ed entra nella scuderia del mercante Goupil. Le opere appartenenti a questo periodo, ispirate allo stile del pittore Meissonier, lasciano, però, in breve tempo il posto ad altri lavori per cui l'artista sarà ricordato come uno dei più raffinati e celebri ritrattisti. Sono gli anni in cui, aiutato dalla sua importante amante Gabrielle de Rasty (la possiamo ammirare nel suo fascino in un ritratto presente in mostra), si introduce sempre di più nell'élite parigina e diventa il punto di riferimento per dame ricche e affascinanti - come osserviamo nelle opere "Miss Bell" o "La Dama di Biarritz" - che iniziano a contendersi l'attenzione dei suoi pennelli.

Simile il percorso di Giuseppe De Nittis che, se in un primo tempo faticò a farsi trascinare dalla «corrente vitale della folla parigina», subito dopo riuscì anche lui a inserirsi nei salotti più chic della città, grazie all'amore e alla dedizione della moglie Léontine. Decisamente diverso, invece, lo sguardo e la personalità di Federico Zandomeneghi, giunto a Parigi come artista già formato e completo. Più schivo e solitario dei primi due, il pittore veneto fu amico di Degas, Renoir, Gauguin con i quali condivise l'esperienza dell'impressionismo - senza abbandonare le origini della scuola veneta e toscana - come possiamo osservare in opere di soffusa bellezza come "Al caffè Nouvelle Athènes" o "Bambina con i capelli rossi".

Boldini e gli Italiani a Parigi
Roma, Chiostro del Bramante
Fino al 14 marzo 2010
www.chiostrodelbramante.it
Catalogo: Silvana Editoriale
www.silvanaeditoriale.it

 

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